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"Caso Cantile", chiesta l´archiviazione per la sola Bovenzi Clorinda. L´Avv. Piccolo :"un esempio di quando il sistema processuale funziona"

22-07-2014 13:33 - Diritto

Proprio in questi giorni presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere si è celebrata l´udienza preliminare per il "caso Cantile", udienza conclusasi con il rinvio a giudizio di tutti gli indagati. Il caso come si ricorderà riguardava un brutta storia di adulterazione della mozzarella costellata da una serie di contestazioni penalmente rilevanti compresa l´associazione per delinquere. Quando la vicenda ebbe inizio , seguita anche da un ampio clamore mediatico, tra i destinatari dell´ordinanza di custodia cautelare vi era anche un giovane donna, Bovenzi Clorinda, che lavorava come segretaria presso il caseificio di Cantile.

La donna venne sottoposta agli arresti domiciliari insieme agli altri indagati. Fortunatamente in soli due mesi Bovenzi Clorinda è riuscita a dimostrare la propria totale estraneità ai fatti contestati e anche grazie all´annullamento del provvedimento di arresto innanzi al Tribunale per il riesame di Napoli, lo stesso P.M., che aveva chiesto ed ottenuto l´arresto della donna , ha chiesto l´archiviazione senza neppure domandarne il rinvio a giudizio innanzi al G.U.P. . L´Avv. Salvatore Piccolo , solitamente restio a commentare provvedimenti giudiziari, che ha difeso la sig.ra Bovenzi Clorinda dal momento dell´arresto ad oggi, ha spiegato come il caso in questione rappresenta perfettamente l´esempio di come il sistema giudiziario, quando ben usato, dimostri di funzionare anche con tempi rapidi.

Non deve trarre in inganno la circostanza di fatto che lo stesso P.M. ,che ha chiesto l´arresto, dopo qualche mese, ha chiesto l´archiviazione - ha spiegato il legale. Anzi tale condotta processuale del P.M., la dr.ssa Federica D´Amodio, rappresenta proprio un esempio di come un pubblico ministero debba condurre le indagini preliminari in presenza di condotte meritevoli di essere trattate con lo strumento della custodia cautelare.

Nel caso in esame la dr.ssa Federica D´Amodio che ha il merito di aver svolto un´inchiesta giudiziaria particolarmente delicata e complessa come quella del "caso Cantile", si è accorta nel corso delle indagini preliminari, ad arresto già eseguito, di essere stata tratta in inganno, da quelle che sembravano evidenze istruttorie, e anche alla luce dell´esito favorevole per l´indagata Bovenzi del riesame ha deciso di chiedere l´archiviazione. Un provvedimento giusto che chiude, in solo due mesi, la vicenda processuale di una giovane donna mettendo fine a quello che ha avuto tutti gli estremi di un vero e proprio incubo. Basti pensare all´arresto eseguito di buon mattino, al successivo interrogatorio di garanzia, ed all´udienza del riesame. Nella prassi forense una vicenda come quella descritta non sempre si verifica e spesso anche un innocente , una volta subito un ingiusto arresto, subisce un lungo e tortuoso iter giudiziario attraverso processi che certamente non sono rapidi. Anzi quando l´innocente si trova coinvolto in una inchiesta con diversi indagati accade che risulta difficile per il P.M. distinguere le diverse condotte già nella fase preliminare anche per evitare che l´intera inchiesta possa risultare inficiata. Quando invece accade il contrario ovvero che lo stesso magistrato inquirente , melius re perpensa, decida di ripensare e domandare l´archiviazione rispetto ad una richiesta di arresto (ottenuta) solo pochi mesi prima, non si può fare altro che fare i complimenti al magistrato in questione , ribadire la fiducia nella magistratura ed anzi sottolineare come la fiducia fosse stata ben riposta sin dall´inizio anche quando si subiva una misura cautelare. Il sistema ha funzionato alla perfezione, avendo fatto emergere in soli due mesi elementi di non colpevolezza, così evidenti, da evitare all´indagato ( per 15 giorni sottoposto alla custodia cautelare) il processo e finanche l´udienza preliminare. Lo stesso magistrato ha potuto chiedere ed ottenere il rinvio a giudizio per tutti gli altri indagati.

L´avvocato difensore, al quale capita di trattare un caso del genere, deve avere la sensibilità di favorire per il proprio assistito una soluzione rapida ed efficace comprendendo anche le ragioni di un errore giudiziario quando la complessità e l´importanza di un´inchiesta giudiziaria portano a verificare condotte di decine di indagati e dove distinguere le posizioni da subito può essere un aspetto che solo l´ausilio dell´avvocato difensore può fare emergere.

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