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E´ morto Giulio Andreotti. Uno dei fondatori della Democrazia Cristiana.

06-05-2013 15:15 - Cronaca
Poche ore fa è scomparso Giulio Andreotti. Aveva 94 anni. E’ stato certamente l’uomo politico maggiormente presente nelle istituzioni. Dalla costituente sino ad oggi senza soluzione di continuità è stato sempre presente in parlamento, da ultimo con la carica di senatore a vita. E’ stato sette volte Presidente del Consiglio dei Ministri, decine di volte ministro nei più svariati dicasteri, dagli Esteri alla Difesa, dalle Partecipazioni Statali all’Industria. Democristiano per eccellenza probabilmente è stato l’uomo politico che maggiormente ha saputo rappresentare lo spirito del partito dei cattolici. E’ stato tra i fondatori della Democrazia Cristiana insieme a Moro, Fanfani, La Pira ed al gruppo di giovani universitari cattolici guidati spiritualmente e non solo da Mons. Giovan Battista Montini, successivamente divenuto Papa con il nome di Paolo VI. Pronto alla battuta è stato sempre vicino alle istituzioni ecclesiastiche. Cattolico praticante con notevoli frequentazioni vaticane, non si è mai occupato di prendere posizione in dispute teologiche. Per decenni negli anni del boom economico ha ispirato e diretto la politica estera della Democrazia Cristiana orientando l’Italia verso i paesi del mediterraneo e verso il mondo arabo. Intuizione felice che contribuì a far avere al paese quelle risorse energetiche necessarie per consentire lo sviluppo industriale e la felicità economica dell’Italia. Felicità che sotto quei governi l’Italia raggiunse realmente arrivando ad essere la quinta potenza economica e ad essere stabilmente inserita nel gruppo dei paesi più importanti del mondo. In politica era pragmatico , ma aveva una visione strategica degli eventi tale da vederlo sempre protagonista in ogni momento cruciale della Repubblica. Non a caso il Presidente del Consiglio degli anni del compromesso storico è stato Andreotti. Prima di tutti comprese la potenza dei mezzi di comunicazione di massa e riusciva ad apparire in televisione con disinvoltura non solo in trasmissioni specifiche. Chi scrive è da sempre autenticamente democristiano e quindi il nostro giudizio è certamente di parte, possiamo anche scusarci con quelli che la pensano diversamente, ma non si rende giustizia alla storia negando la grandezza di Giulio Andreotti magari mettendo in risalto le tante vicende controverse delle quali , in qualche modo, venne ritenuto, ingiustamente, responsabile. Subì tantissime inchieste parlamentari negli anni in cui vigeva l’immunità parlamentare, e subì anche processi penali quando tale immunità venne cancellata. Sempre è stato prosciolto e non è mai scappato. Ha avuto il coraggio di affrontare qualsiasi tipo di accusa presentandosi in Tribunale ed arrivando anche a stringere la mano del suo accusatore. La peggiore delle accuse , seppure mai consacrata in una vera accusa giudiziaria, è stata sicuramente quella di aver contribuito , in qualche modo, alla morte di Aldo Moro. Accusa profondamente ingiusta se solo si pensa all’intensa amicizia che intercorreva tra i due leader democristiani. Credeva nella politica e per questo era attivo nella ricerca del consenso perché per fare politica servono anche i numeri ed Andreotti riusciva sempre ad ottenere consensi elettorali superiori a qualsiasi aspettativa. In quest’attività di ricerca del consenso ha dovuto fare i conti con la società italiana, compresa quella meridionale. Per forza di cose ha dovuto anche conoscere alcuni mali della nostra società e verso la fine della carriera politica ha pagato un altro prezzo proprio a causa della disponibilità dell’uomo politico a voler rappresentare anche la tradizione cattolica meridionale, purtroppo inquinata da problemi antichi. In ogni caso proprio negli anni in cui la Democrazia Cristiana si dissolveva sotto i colpi di Tangentopoli nessuno ha potuto accusare Andreotti di corruzione o di aver approfittato delle cariche pubbliche per l’arricchimento personale.
Chi scrive ha avuto l’onore di conoscere Giulio Andreotti di persona. Nel 1992, quando a soli 19 anni la fede politica era rappresentata dalla passione, ho incontrato Andreotti a Roma quando ricopriva la carica di Presidente del Consiglio. La scorta mi fece passare ed ancora ricordo la carezza che ho ricevuto insieme alle parole di incitamento. Non ho mai potuto votare per Andreotti proprio per motivi anagrafici, seppure ho apprezzato sempre l’intelligenza applicata ad una etichetta d comportamento pubblico non comune.
Con la scomparsa di Andreotti si chiude davvero un’epoca. La Democrazia Cristiana è finita da tempo seppure nostalgicamente abbiamo continuato a credere nella possibilità di un nuovo partito del cattolici. La morte di Andreotti chiude definitivamente la vicenda dei cattolici uniti in un unico partito, certo essere democristiani può tutt’ora rappresentare un valore in termini di cultura politica e di comprensione e lettura delle vicende che riguardano la cosa pubblica, ma non sarà più il segno di appartenenza ad un partito o ad un movimento politico organizzato. Non resta che affidare cristianamente l’anima del compianto Andreotti a Dio ed elevare la nostra umile preghiera a tal fine, chissà che semmai nell’altro mondo dovesse esserci la possibilità di una qualche forma di democrazia elettiva, siamo certi che Andreotti troverebbe il modo di primeggiare, senza fare patti con il diavolo.

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