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Le nostre ragioni in favore della riforma costituzionale.

02-10-2016 20:36 - Diritto
Prima di Natale saremo chiamati alle urne. Non già per eleggere qualcuno, ma per ratificare la legge di revisione costituzionale già approvata dal parlamento. La carta costituzionale, da molti studiosi costituzionali ritenuta una delle migliori, è frutto diretto della seconda guerra mondiale, del ventennio fascista e degli eventi di guerra più o meno convenzionale che colpì l´Italia nel 1943. L´assemblea costituente eletta, per la prima volta, a suffraggio universale e con l´elettorato attivo e passivo anche femminile, vide sedere in parlamento grandissimi statisti come Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Pietro Nenni, ed i loro allievi diretti , ma l´impianto giuridico si deve sopratutto ai giuristi eletti nell´assemblea tanto di cultura laica che cattolica. Il riferimento è a Pietro Calamandrei, al filosofo liberale Benedetto Croce, ed alla pattuglia di valenti giuristi democristiani che pure divennero anche importanti uomini politici e di Stato. Si pensi a Giovanni Leone professore ed avvocato penalista espressione della cultura giuridica napoletana, Aldo Moro professore di filosofia del diritto, Giorgio La Pira professore di diritto romano, Matteo Rescigno giurista salernitano, per fare qualche nome. Fu una carta costituzionale che risentiva degli addebiti che la nazione faceva al fascismo, reo di aver trascinato la nazione nel disastro della seconda guerra mondiale senza alcuna apparente necessità. All´assemblea costituzionale non solo non furono chiamati a far parte giuristi e pensatori fascisti , si pensi ad Alfredo Rocco o al napoletano Alfredo De Marsico (senza dubbio il più grande avvocato del secolo scorso), ma anzi la carta costituzionale venne pensata con l´ansia di evitare nuovi autoritarismi e quindi eccedendo nelle procedure parlamentari e nel bilanciamento dei poteri e delle funzioni. Unico caso nei paesi occidentali, in Italia, vennero istituite due camere parlamentari con gli stessi poteri e le stesse prerogative. Una carta costituzionale che sembrava, sul punto, fatta apposta per una nazione che aveva nelle procedure cavillose e tortuose un carattere distintivo. Una di quelle caratteristiche italiche difficili da spiegare ad un giurista straniero. Come spiegare il bicameralismo perfetto e l´infinita serie di passaggi di una legge, magari solo corretta da un ramo? La stessa procedura di modifica della costituzione, pensata per evitare in futuro una nuova assemblea costituente, fu creata con un metodo molto tortuoso. Nonostante i limiti ora esposti, sopratutto il bicameralismo perfetto, la carta costituzionale è stata senza dubbio portatrice di idee e di valori assolutamente innovativi e rivoluzionari. L´importanza del lavoro come valore fondante della dignità del cittadino, l´uguaglianza rispetto alla legge e la contrarietà a discriminazioni sociali, razziali e di genere sono alla base della moderna società civile italiana. 
Tuttavia gli anni passano per tutti ed anche la carta costituzionale ormai prossima ai 70 anni necessità di un aggiornamento. Non è la prima volta che il parlamento tenta di riformare la carta costituzionale è accaduto due volte, ma solo nel 2001 l´aggiornamento andò in porto. Si trattò della riforma del solo titolo V della costituzione approvato a maggioranza di pochi voti dak parlamento ed entrò in vigore perchè le regioni o i cittadini non proposero nei termini il referendum confermativo previsto dalla procedura di modifica.
L´altro tentativo, pure approvato a maggioranza dal governo di centrodestra insediatosi subito dopo il 2001, invece sottoposto a referendum confermativo, non superò l´esame elettorale e venne abrogato.
Adesso il terzo tentativo.
Occorre premettere che anche questo terzo tentativo, come i due precedenti, non sono stati partoriti dal pensiero o dagli scritti di valorosi giuristi o filosofi pure presenti nel nostro territorio in buon numero, ma sono frutto del parlamento italiano, ultimamente non più eletto per voto di preferenza, ma di fatto nominato dai partiti per designazione.
Tuttavia la riforma ultima , quella sottoposta al voto confermativo, ha importanti novità.
Finisce il bicameralismo perfetto ed al posto del vecchio senato viene creato un senato delle regioni senza più potere di sfiducia nei confronti del governo e con poteri limitati.
Spariscono definitivamente le province che erano state inserite nella carta costituzionale dalla riforma del 2001 ed ancora in vigore nonostante un forte depotenziamento proprio per questo. Importanti anche le modifiche costituzionali che riguardano proprio l´istituto del referendum.
Viene abolito il quorum minimo per la validità delle consultazioni referendarie se sono raccolte firme superiori a 800.000 e viene istituito anche il referendum propositivo , mentre oggi vige solo la possibilità di convocare referendum abrogativi di leggi , con eccezioni di alcune materie (tasse e trattati internazionali). Abolito il CNEL organo di rilievo costituzionale, di fatto mai efficace nei decenni precedenti.
I principi costituzionali fondamentali, quelli previsti nella prima parte dell´articolato costituzionale, non sono stati modificati.
Molti sono i detrattori della riforma. Paradossale appare l´obiezione che la riforma sia limitata esclusivamente al bicameralismo ed al referendum, senza toccare la forma di governo oltre ai principi fondamentali per altro davvero di difficile modifica.
Paradossale è tale obiezione perchè è evidente che una modifica così importante come quella che riguarda la forma di governo, presidenziale piuttosto che parlamentare, astrattamente possibile con il procedimento di modifica, necessita invece , anche e sopratutto per l´importanza e il tecnicismo della questione, della convocazione di una assemblea costituente.
Noi invece siamo per la conferma della riforma proposta. 
Voteremo Si. 
Non tanto perchè abbiamo letto grandi principi di diritto costituzionale nella riforma proposta, o perchè abbiamo simpatie per il segretario del PD - che pure ci sembra il miglior leader possibile sia per il partito che per il paese - quanto piuttosto perchè non cambiare equivale a lasciare le cose come sono. Tutti hanno criticato il bicameralismo perfetto, ora viene riformato ed un eventuale bocciatura significa letteralmente ingessare l´attuale sistema.
Meglio l´attuale riforma che nessuna riforma. D´altra parte qualora la riforma non dovesse piacere può sempre essere modificata in futuro, l´attuale bicameralismo come anche la rigidità del referendum solo abrogativo già non è ritenuto valido rispetto alle attuali esigenze nazionali: tenerlo in piedi non serve a nessuno.


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