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Elogio di Mario Draghi e di Massimiliano Cencelli.

13-02-2021 17:49 - Cronaca
Ha giurato il nuovo governo presieduto da Mario Draghi. Il premier è sicuramente il migliore italiano idoneo a ricoprire il gravoso compito di portare il paese fuori dalla pandemia e di tentare il rilancio economico. Tutta la stampa, nazionale ed estera, ha messo in evidenza il curriculum di Draghi e le imprese istituzionali che ha compiuto negli anni in cui è stato al vertice della Banca Centrale Europea. E’ già nella storia e non serve, da queste pagine, proseguire nel panegirico di Mario Draghi. La riflessione che invece vogliamo sviluppare riguarda il metodo paradossalmente antico utilizzato nella composizione del governo. Consultazioni svolte senza che il presidente incaricato proferisse parola, ma impegnato ad ascoltare e prendere nota delle varie richieste, posizioni, sfumature e differenze delle forze politiche dichiaratesi a favore (tutte ad eccezione dei post fascisti di Meloni). La lista dei ministri stilata tenendo in considerazione, con grande precisione, la forza parlamentare dei singoli partiti insieme ad una nutrita pattuglia di ministri, tecnici e competenti, di fiducia del presidente. Un metodo antico. Usato negli anni della (ingiustamente) criticata prima repubblica, quelli della democrazia cristiana e degli alleati del pentapartito, con i comunisti ed i missini (all’epoca in buona parte nostalgici del fascismo) all’opposizione e che laddove, a livello locale, governavano utilizzavano un metodo di ripartizione degli incarichi di governo e di potere simile ai partiti di governo. Un metodo che tenesse conto rigorosamente della rappresentanza elettiva dei rispettivi partiti. Il metodo venne anche messo nero su bianco e divenne il famoso manuale Cencelli, dal nome di un politico democristiano tuttora vivente, di seconda fascia e tuttavia brillante e competente, Massimiliano Cencelli. Il manuale Cencelli è stato invocato negli anni scorsi come simbolo della partitocrazia e della spartizione del potere ed avverso la logica della lottizzazione partitica si andava affermando il principio, populista, capitario. Il famoso uno vale uno. Un principio alternativo in base al quale un qualsiasi cittadino è completamente fungibile rispetto ad un altro perché non rilevano le competenze e la preparazione, piuttosto una sorda e grigia uguaglianza capitaria. Il principio capitario è populista perché è rivolto principalmente alle masse che vengono coinvolte, spesso in maniera inconsapevole, nelle decisioni politiche e ritengono di essere protagoniste delle decisioni che invece sono prese dalla classe dirigente di quello specifico movimento, magari camuffando le scelte con piattaforme internet di dubbia trasparenza. Negli ultimi giorni è servito addirittura il ritorno del capocomico usato come grimaldello, all’inizio dell’operazione politica, per arrivare al cittadino medio. Questa politica, versione moderna del qualunquismo inventato negli anni 50 da Giannini, ha visto l’apice nella nomina a ministro di soggetti, privi di laurea e di esperienza di vita, anche in ruoli importanti nel nostro paese. Oggi questa stagione politica, populista e demagogica, che diffondeva le proprie idee attraverso i social network e le campagne mediatiche studiate dalle agenzie di marketing che poi detenevano esse stesse il comando del partito è finita. Forse per sempre seppure sono prevedibili gli ultimi colpi di coda. Draghi è il massimo della competenza in materia di governance. Non a caso non ha un profilo social e non ha bisogno di addetti stampa. La sua comunicazione è semplice ed efficace e la sua stessa persona, l’espressione facciale, racconta perfettamente cosa pensa. E’ stato al vertice della massima istituzione bancaria europea ed in quel posto di comando, quasi da solo, ha salvato la moneta europea e la stessa idea di Europa unita quando forte era il vento dei nazionalismi ed anche una importante parte dell’Europa, la Gran Bretagna, decideva di uscire dall’Unione. Per ripartire, tenendo ancora in sella qualche ministro riferibile al populismo capitario, Draghi ha usato il manuale di Massimiliano Cencelli e la moderazione caratteriale della democrazia cristiana. Le poche parole pronunciate con un sorriso benevolo incarnano perfettamente il meglio di quella che è stata la scuola democristiana. Il cattolicesimo sociale attivo nella politica italiana. Siamo sicuri che con questa cultura e con questo modo di fare l’Italia si risolleverà.

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