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Il lutto e la pandemia.

17-01-2021 11:49 - Cronaca
E' passato circa un anno da quando è iniziata la pandemia da Coronavirus. Abbiamo vissuto periodi terribili. Mesi chiusi in casa, senza certezze sia per l'evolversi dell'emergenza sanitaria sia per il prosieguo della vita quotidiana. Attività che chiudono giorno dopo giorno. Amici che muoiono, così nel giro di qualche settimana. Prima la febbre, poi il tampone, infine il ricovero senza ritorno. E' successo anche nella nostra piccola comunità di Sparanise che pure sembrava immune rispetto, almeno, all'evento della morte. Morire proprio adesso appare, se possibile, ancora più drammatico in considerazione dell'inizio della vaccinazione collettiva. Certamente sarà necessario ancora molto tempo prima di coprire l'intera popolazione ed arrivare alla fatidica immunità di gregge. Concetto che ormai conosciamo molto bene. Non è semplice fare previsioni sui tempi e sulle modalità di risoluzione di questa terribile situazione. Possiamo solo comprendere che, quando tutto finirà - perché sicuramente arriverà questo momento- la vita sarà diversa. Non soltanto perché dovremo confrontarci con le conseguenze economiche e sociali, ma anche perché il senso comune di civiltà sarà diverso. Stiamo vivendo un tempo che sembra sospeso. Attività un tempo frenetiche e ritmi che correvano, a volte, più veloci delle lancette dell'orologio, oggi vanno a rilento. Non si può uscire liberamente. Non si può entrare negli uffici pubblici secondo le proprie necessità. Non si possono incontrare amici. I giovani non possono andare a scuola. Una condizione di vita davvero diversa. La nostra civiltà ha fondato le proprie radici e stabilito le regole della convivenza sociale dopo eventi drammatici. L'ultimo, prima di questa pandemia, era stato il secondo conflitto mondiale. Dalle macerie di quella guerra nacquero le istituzioni, nazionali e mondiali, tuttora in essere. I vincitori di quel conflitto determinarono un nuovo assetto mondiale che è durato fino ai giorni nostri. Tra alterne vicende l'equilibrio mondiale stabilito dopo la seconda guerra mondiale ha retto anche di fronte alla fine delle ideologie. La pandemia è un nuovo evento regolatore della storia. Una guerra mondiale senza armi tradizionali, ma con effetti luttuosi e devastanti simili. Come reagiremo quando tutto sarà finita l'emergenza sanitaria ed arriverà il tempo di ricostruire? Nel secolo scorso gli esiti della guerra determinarono vincitori e vinti e ovviamente i vincitori imposero il loro modello di vita. Si trattava, fortunatamente, di regole di democrazia e di sviluppo ed il mondo ha vissuto, sino ad oggi, un periodo di pace e di progresso apprezzabile in ogni parte del mondo. Questa volta non sappiamo quale sarà il modello vincente. Le democrazie occidentali sembrano aver subito i maggiori danni dalla pandemia. Non solo per il numero delle vittime, ma pare essere stato colpito il cuore del sistema occidentale che è appunto la democrazia. L'affermazione della libertà come bene supremo, il poter compiere qualsiasi attività purché quella libertà di azione e di pensiero non danneggi un altro soggetto. La sensazione è che la pandemia abbiamo messo in discussione questo bene supremo. Negli occhi in questi giorni due immagini drammatiche che raccontano bene il concetto che desidero esprimere. La prima viene dalla televisione ed è l'attacco al Congresso americano, tempio delle democrazia mondiale, da parte di comuni cittadini convinti di essere nel giusto nell'occupare e depredare il loro parlamento. Manifestanti incitati direttamente dal Presidente americano che hanno trovato scarsa resistenza perché la stessa polizia appariva incredula rispetto a quanto accadeva. Non un attacco terroristico, ma pacifici cittadini, qualcuno abbigliato in maniera stravagante, che si arrampicano lungo i muri del palazzo, che si siedono al posto dei parlamentari. Nell'assalto si sono contati cinque morti e diversi feriti. La seconda immagine è rappresentata dalla bara di un mio carissimo amico, morto di coronavirus in pochissimo tempo. Una bara benedetta all'aperto dal sacerdote essendo vietato il funerale. Solo pochi giorni prima avevo parlato con quell'amico e stava bene in salute. E' morto in ospedale rapidamente. Queste due immagini all'apparenza diverse sono accomunate non solo dall'essersi verificate negli stessi giorni, ma dalla causa: la pandemia. Mai come in questo caso vorrei essermi sbagliato.

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