Ulteriori contributi, in quel convegno e nel libretto, vennero anche dal Preside dell'ITC dell'epoca , istituto che aveva un propria autonomia e si chiamava “Galileo Galilei”, la professoressa Donatella Mascagna. Insomma sembrò ai più di aver realizzato, con pochi soldi, un ottimo convegno che venne suggellato anche dall'apposizione di una lapide proprio dove sorgeva, prima della devastazione del secondo conflitto mondiale, il portico della chiesetta dove il “nostro” Peppino nazionale aveva mangiato pane e cacio. Venne anche la fanfara dei bersaglieri proveniente dalla vicina caserma “Garibaldi” di Caserta che suonò correndo per le vie del paese. Fu un convegno, a scanso di equivoci, tutt'altro che celebrativo. Anzi, tutti i relatori sottolinearono i gravi problemi successivi all'unità d'Italia realizzata per annessione da parte del piccolo stato, quello sabaudo, ai danni degli altri ed in particolare del regno duosiciliano. “Abbiamo voluto ricostruire, documentando storicamente, l'evento che pure ci era arrivato per tradizione in tutti questi anni. Non ci interessa stabilire se quegli eventi furono positivi o, come pure si sostiene da queste parti, negativi per le nostre sorti. Interessava far conoscere alle nuove generazioni vicende ed accadimenti storici che hanno visto anche il nostro piccolo paese testimone di quei giorni. Vicende non da poco per le popolazioni dell'epoca, che in pochi giorni videro cambiare la propria condizione di sudditi dei borboni, in sudditi sabaudi senza probabilmente accorgersi di quello che accadeva, e verosimilmente senza prendere parte consapevolmente agli eventi bellici, che furono importanti, come la battaglia del Volturno, ma non interessarono le popolazioni che stavano a guardare forse inconsce del perché di tanto frastuono. La storia viene raccontata ripercorrendo le gesta degli eroi, o delle personalità più influenti, nelle guerre, poi, la storia la scrive sempre la fazione che ha vinto. Noi abbiamo voluto, per un attimo, immaginare i contadini ed i braccianti di quei campi, la maggioranza della popolazione, che udivano i fragori dei cannoni e videro tutti quegli eserciti passare per queste strade , qualcuno preceduto dalla banda musicale, oppure vedevano tutte quelle camicie rosse posizionarsi intorno a collinette ed altipiani, tra cavalli che correvano a volte sfrenati ed a volte scivolando tra le nostre strade, tutt'ora lastricate a basole. Dovevano comprendere poco quello che succedeva, ma quasi tutti conoscevano, per sentito dire, il nome di quel condottiero leggendario che in quei giorni, su un destriero bianco, cavalcava le mal ridotte strade dell'agro caleno, per tutti era “Garibardo” e seppure poteva essere descritto , a seconda della fedeltà o meno ai borboni, un bandito o un liberatore dovunque passava tutti accorrevano a vederlo e ad acclamarlo come oggi si farebbe con una star del mondo dello spettacolo e in misura ridotta con un politico famoso.”( testualmente da Garibaldi a Sparanise – notarella calena – edizioni Comune di Sparanise 2010, di Salvatore Piccolo).
Questi i fatti esposti con qualche elemento autocelebrativo , ebbene si proprio per necessità letteraria di passare a breve alla declinazione in seconda persona, mentre ormai le note del “Garibaldi Innamorato” sono finite da qualche secondo.
Insinuare che il Presidente della Società di Storia Patria, l'Avv. Alberto Zaza D'Aulisio chiamato in tale qualità per legge ad esprimere un parere sul cambio di nome delle strade nel territorio provinciale, collega di professione dell' Avv. Salvatore Piccolo, all'epoca del convegno del 2010 assessore ai lavori pubblici con la passione, mai sopita per la storia locale ( e per questo cultore di storia locale) abbia subito una qualche pressione per bocciare la proposta dell'amministrazione comunale in carica è davvero una stupidaggine.
Francamente neppure sapevamo che qualcuno avesse presentato la proposta di abolire l'intitolazione della via dedicata a Giuseppe Garibaldi a Sparanise.
Tuttavia dobbiamo aggiungere che chi ha pubblicato questa cosa, questa sonora “scemità” (ci scusiamo con la “nostra” dozzina, perché correttamente il termine è scemenza, la voce vernacolare rende meglio l'idea ed è certamente meglio comprensibile all'interessato), all'epoca ricopriva , dietro compenso, un non meglio precisato incarico di staffista (componente lo staff) del sindaco e per questo ebbe l'incarico materiale di portare gli scritti in tipografia e di verificare la corretta impaginazione del libretto. Ora , e scendiamo alla seconda persona singolare, possibile mai che la memoria è così corta che tu non riesca a ricordare il tempo impegnato a casa del maestro Carcaiso al quale venivano sottoposti gli scritti , gli argomenti, l'apposizione della lapide?
Sicuramente ti sarai annoiato in quelle ore, mentre si discuteva di storia, si appuntavano le fonti, e tuttavia eri presente! Eri proprio tu! Hai anche moderato il convegno sempre per via del noto incarico, non gratuito, di staffista !
Eppure la realtà , al netto di qualsiasi insinuazione, è semplice.
Giuseppe Garibaldi, è stato in questo paese - come qualcuno avrebbe dovuto apprendere leggendo gli scritti che ha portato in tipografia nel 2010 - in un momento determinante per le sorti d'Italia “mesto, raccolto, rassegnato” , cancellare la strada intitolata al “condottiero” è sembrato troppo , al Presidente D'Aulisio ed anche al Prefetto di Caserta al quale spetta , in buona sostanza, la decisione. Questo è tutto.
La strada al compianto Giovanni Senese può e deve essere intitolata , seguendo le procedure corrette previste in questi casi. Quelle seguite nel 2002 da Merola e dal suo vicesindaco, proprio il compianto Giovanni Senese Non sembra davvero esserci discriminazione o persecuzione nella bocciatura del prefetto di Caserta nei confronti di alcuno. Anzi con il provvedimento di cui il prefetto ha imposto la pubblicazione sull'albo pretorio in molti sono tornati a discutere di storia locale, molti anche criticando la figura di Garibaldi ed inneggiando ai Borboni. Uno solo ha inteso polemizzare tirando in ballo, al solito impropriamente il sottoscritto, senza minimamente accennare alla storia locale, ma solo diffondendo chiacchiericcio ed insinuazioni che non serviranno a realizzare l'obiettivo di conseguire l'intitolazione di una strada al compianto Giovanni Senese. “La scemità” tuttavia è stata confezionata ed è pronta per essere usata da chi è stato bocciato, che infatti punta il dito invece che approfondire l'errore commesso per non ripeterlo più. La vicenda ricorda alcune deplorevoli posizioni di certi genitori che quando il proprio pargolo viene bocciato, per cattivo rendimento, anziché esortare il ragazzo allo studio, contestano il professore ed in alcuni casi la scuola. Quando invece bisognerebbe semplicemente andare a studiare.
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