La Francia ed il terrorismo italiano, un rapporto antico che continua ancora oggi. Commento alle decisioni della Cassazione francesce a cura dell'Avv. Salvatore Piccolo, autore di un libro sul caso Moro.

29-03-2023 14:41 -

Molti in queste ore esprimono forte dissenso nei confronti di una sentenza emessa dalla Corte di Cassazione francese che ha respinto, definitivamente, la richiesta di estradizione di dieci terroristi di sinistra coinvolti nei gravi fatti di sangue avvenuti in Italia durante gli anni di piombo. Alla base della decisione del massimo organo di giustizia francese la circostanza che gli estradati non avrebbero la certezza che una volta in Italia siano sottoposti ad un nuovo processo. Per i francesi i terroristi in passato sono stati giudicati in contumacia ovvero senza essere presenti al processo e per loro queste sentenze sono prive di valore. L’istituto della contumacia nel corso di questi ultimi anni ha subito, nel nostro ordinamento, delle modifiche addirittura restrittive rispetto agli anni di piombo, oggi la contumacia non è esiste più sostituita dalla figura processuale dell’assenza e da garanzie certamente ridotte, rispetto al passato, nei confronti dell’imputato che non è presente al processo così come buona parte della giustizia penale è arretrata in termini di garanzie difensive e di ruolo dell’avvocato difensore nel processo penale. Questo è probabilmente un discorso diverso e non riguarda i dieci terroristi giudicati con ogni garanzia possibile. I dieci terroristi non sono presunti tali, ma sono stati condannati definitivamente in Italia con processi che, sopratutto all’epoca, garantivano pienamente l’esercizio difensivo e l’imputato assente aveva delle garanzie di informazione e processuali notevoli. In quegli anni chi veniva processato in Italia, perché arrestato e non aveva fatto in tempo a riparare in Francia, riusciva addirittura a mettere sotto scacco l’intera corte che lo processava come accadde a Torino al processo contro le Brigate Rosse, con letture di derilanti proclami, rivendicazioni di delitti collegati al processo, minacce ai giudici popolari e togati ed uccisioni di magistrati ed avvocati. Tra i terroristi, ad esempio, oltre ad alcuni brigatisti vi è anche Giorgio Pietrostefani condannato per l’omicidio del commissario Calabresi che è stato condannato definitivamente dopo numerosi gradi di giudizio e dopo numerosi annullamenti da parte della nostra Cassazione in una vicenda processuale durata complessivamente oltre vent’anni con un processo rifatto almeno due volte. La sentenza francese in realtà dimostra un’altra cosa, non tanto che il nostro sistema giudiziario è poco garantista, fatto che pure può essere condiviso in termini generali soprattutto per effetto di riforme sempre più sbagliate ed incomplete, ma che la stagione degli anni di piombo, le vittime innocenti del terrorismo, l’attacco al cuore dello stato culminato nel rapimento di Aldo Moro che mise in ginocchio il paese minandone le certezze democratiche fino a quel punto raggiunte, ha goduto di importanti protezioni internazionali. La Francia degli anni 70 e 80 con gli apparati di sicurezza oltre che con il proprio territorio. Sotto la torre Eiffel si stabilirono, già mentre in Italia colpivano le Brigate Rosse e le altre sigle terroristiche, diversi esponenti della sinistra extraparlamentare che, magari non responsabili direttamente di agguati e di delitti, sostenevano la lotta armata. A Parigi ebbe sede una scuola di lingue, Hyperion, che in realtà era un’agenzia internazionale del terrorismo, una camera di compensazione delle principali organizzazioni terroristiche europee (IRA, ETA, RAF, BR). Con l’avvento al potere di Mitterand e del partito socialista francese nel paese d’oltralpe si elaborò una teoria giuridica in base al quale l’ordinamento giuridico italiano, sia sostanziale che processuale, fosse privo di garanzie difensive. Un processo penale, secondo i francesi, fascista ed, infatti, sostenevano, tanto il codice penale che quello di procedura penale erano stati scritti durante il fascismo e tenuti in vigore dalla legislazione repubblicana con lo scopo di portare avanti una giustizia borghese di stampo conservatore. Sotto il profilo sostanziale si criticavano aspramente in Francia alcuni istituti giuridici quali il reato di associazione per delinquere e la disciplina del processo penale improntato al metodo inquisitorio. Nacque così la “dottrina Mitterand” che sostanzialmente non riteneva valide le sentenze di condanna della magistratura italiana nei confronti dei terroristi di sinistra. I terroristi condannati in Italia a pene detentive rilevanti in Francia sono stati coccolati ed ospitati come intellettuali importanti. In Italia ad un certo punto neppure abbiamo più difeso gli strumenti giuridici figli di una cultura di settore antichissima e che ha avuto giuristi di fama internazionale, nessuno più ha ricordato che Arturo Rocco, padre dei codici penali e di procedura penale, anche se fascita, era un grande giurista ed anzi abbiamo assecondato i suggerimenti francesi cambiando il codice di procedura penale facendo diventare di stampo accusatorio il processo italiano. Il vero problema è che il codice di procedura penale del 1989 non ha rappresentato una reale svolta garantista, anzi è un sistema processuale che differenzia notevolmente l’indagato con risorse economiche rispetto a chi ne è privo. L’indagato danaroso riesce ad utilizzare in pieno istituti processuali farraginosi o ad usufruire di consulenti tecnici e di tecnologie investigative moderne e non è un caso che le prigioni italiane risultino popolate, nella quasi totalità, da poveracci, stranieri non comunitari e cittadini con gravi disagi socio economici. Un tempo per colmare queste lacune esisteva l’istituto del patrocinio a spese dello stato, oggi questo strumento è stato mortificato dallo Stato ed un difensore per percepire un compenso dallo Stato dopo aver assistito un cittadino non abbiente all’esito di una lunga fase processuale deve sottoporsi ad una serie di procedure online e fisiche che assomigliano molto a delle vessazioni ed eventualmente ottenuto un decreto di liquidazione attendere spesso anni per conseguire il pagamento, con il risultato che molti avvocati non offrono più prestazioni pagate con questo strumento. La mortificazione della scuola giuridica italiana insieme all’arrogante ospitalità accordata dai francesi ai terroristi italiani attesta che nel paese di Napoleone, che pure era più italiano che francesce, a far data dagli anni 70 è esistito un interesse concreto a favorire una contrapposizione, violenta ed sovversiva, contro la democrazia italiana. La natura della contrapposizione, senza dubbio, è stata anche motivata da aspetti economici ed ha visto impegnate risorse, probabilmente i servizi segreti, contro il nostro paese. Soprattutto contro la classe dirigente italiana che si è affermata dopo il fascismo. Una scuola politica figlia della tradizione cattolica, altro caposaldo della dimensione culturale, storica e sociale dell’Italia dove ha sede la Santa Sede. Quella classe politica ha saputo contrastare la Francia che ancora in età contemporanea pretendeva di sfruttare le colonie del nord Africa come l’Algeria e la Tunisia. Enrico Mattei per conto della Democrazia Cristiana finanziò i movimenti indipendentisti nordafricani nelle lotte d’indipendenza. Forse pagò con la vita quelle azioni. L’Italia della DC convinse l’alleato americano che bisognava tenere testa ai francesi e ottenne via libera per una politica, autonoma rispetto a quella a stelle e strisce, di vicinanza ai paesi arabi sviluppando, anche nei consessi internazionali, il principio di autodeterminazione dei popoli che è alla base dell’indipendenza dei paesi nordafricani e delle rivendicazioni palestinesi. L’Algeria ricca di gas naturale e la Libia di Gheddafi ricca di petrolio stabilirono un rapporto privilegiato di natura commerciale con l’Italia fornendo energia a buon prezzo. La Libia finanziò anche la FIAT, comprando un’importante quota societaria del colosso industriale. In Francia iniziò a nascere un sentimento antitaliano plasticamente raffigurato dal successo che ottenne un fumetto nato proprio ai principi degli anni 60, Asterix ed Obelix. Una storia di fantasia poi divenuta parte di una cultura popolare nazionale francese che si proponeva si sovvertire la storia. Nei fatti i romani avevano conquistato la Gallia e fatto sfilare Vercingetorice in catene a Roma, nel fumetto i due eroe galli si prendevano gioco di Cesare e dei romani. Aldo Moro fu uno dei giuristi che formularono il principio di autodeterminazione dei popoli in termini completi e convincenti e cercava di affermalo in ogni sede, forse pagò anche lui per questo. Oggi la Francia ha sostituito l’Italia nei rapporti con i paesi del nord Africa con la conseguenza che quell’area è divenuta instabile e le conseguenze negative sono principalmente a carico dell’Italia che è geograficamente contigua. L’ingerenza francese in paesi come la Libia, un tempo stabile e generoso alleato italiano, o la Tunisia sono stati possibili solo dopo aver indebolito la classe politica italiana. Il terrorismo degli anni 70 e poi la stagione di tangentopoli sono stati i fatti che hanno prima minato e poi distrutto i partiti tradizionali ed oggi al governo in Italia si alterna, con rapidità, una ceto politico mediocre privo di spessore e di peso internazionale, incapace di proseguire una politica internazionale di interesse nazionale. Nel terrorismo il coinvolgimento francese in termini di asilo politico ai responsabili è ancora oggi attuale come testimonia la sentenza della Cassazione che protegge, a distanza di svariati decenni, terroristi tali ritenuti da sentenze definitive. Probabilmente anche per tangentopoli la situazione è simile, ma questa è un’altra storia.


commento dell'Avv. Salvatore Piccolo, autore del libro "il Caso Moro, il dovere di raccontare"