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Miseria e nobiltà, nella settimana della morte dell´Avv. Augusto Zampone

09-03-2013 11:17 - Diritto
Si è chiusa una settimana densa di impegni, non solo di carattere professionale, e per questo non abbiamo potuto dedicare molto tempo alla nostra consueta dozzina di utenti.
La notizia più importante , che volevamo dare, e per mancanza di tempo diamo solo ora, riguarda la scomparsa, avvenuta martedì 5 marzo dell´Avv. Augusto Zampone. Autentico principe del foro, l´avvocato capuano è stato stroncato da una improvvisa malattia che nel breve volgere di qualche ora ha segnato il destino del legale. Le esequie sono state celebrate nel duomo di Capua , davanti ad una affollata assemblea, nella giornata di mercoledì. Presenti ai funerali tutti i consiglieri dell´ordine di Santa Maria Capua Vetere con in testa il presidente Alessandro Diana, venuti al funerale con la toga forense. A trasportare il feretro a spalla, fuori e dentro il duomo, tutti i suoi allievi, Antonio Battista, Raffaele Russo, Guido Fiorillo, Emiliano dè Ruggiero, Paolo Montuori, Antonio Izzo, Amedeo Insero, Maria Giovanna Cafaro, Rita Verazzo, Giancarmine Trepiccione oltre a Salvatore Piccolo ( proprietario di questo sito).
Una grave perdita per l´avvocatura sammaritana , veniva sottolineato durante le orazioni funebri, pronunciate dall´Avv. Elio Sticco e dall´Avv. Alberto Zaza d´Aulisio.
Dicevamo dell´Avv. Augusto Zampone. Come non ricordare i cinque anni passati nello studio in quel di Capua. Anni spensierati, intensi e di studio. Giornate intere che volevamo non finissero mai, condite da disquisizioni di diritto, di politica e di attualità. Con l´Avv. Zampone che aveva sempre un parola buona per tutti, un consiglio paterno da dare a ciascuno di noi, che ingenuamente ci affacciavamo nel mondo dell´avvocatura.
Un brillante sorriso illuminava il volto del legale quando qualcuno di noi aveva trovato una soluzione ad una controversia o anche semplicemente esprimeva un concetto sensato. Mai un rimprovero diretto, semmai quando era necessario , sentivamo un discorso rivolto ad un altro collega, ma l´interessato intuiva cosa correggere. Una sensibilità ed una umanità non comune unita ad una indiscussa preparazione. L´Avv. Zampone era insuperabile nel riuscire a mettere su carta un fatto, eliminando il superfluo , ed utilizzando una forma piana , "perché altrimenti il Giudice non legge". Noi giovanissimi praticanti univamo al desiderio di conoscere e di imparare anche una grande leggerezza di spirito che ci consentiva di divertirci tanto in Tribunale , quanto allo studio. Non era infrequente che vedendoci scherzare , senza mai dare fastidio, lo stesso avvocato Zampone, si univa a noi e ridevamo di cuore. A volte anche una battuta di spirito in commento ad un sentenza piuttosto che ad una disavventura negli uffici giudiziari del circondario, ora come allora pur sempre disagiati, serviva a chiudere una giornata. Così mercoledì ci siamo ritrovati, tutti presenti, davanti alla salma del nostro maestro. Praticanti di una ventina di anni fa e quelli di adesso tutti accomunati da una profonda tristezza , ma avevamo dentro tutti la consapevolezza di essere stati fortunati ad aver avuto un buon maestro, non solo di professione, ma anche di vita.

Con la mente ingolfata di tanti ricordi , e la malinconia di un addio , un qualche pensiero abbiamo rivolto a quei pochi che hanno una diversa cultura rispetto alla nostra. A quelli che praticano la cultura dell´odio , capaci di alimentare guerre per anni, per decenni, solo per distruggere un avversario politico o professionale. Sovente questi poveretti si dannano l´anima nel tentativo, sempre destinato al fallimento, di colpire con qualsiasi mezzo l´avversario per il gusto di dare fastidio, di creare problemi. "Di mettere a correre" come dicono tra di loro nei loro simposi.

E´ strana l´umanità, ci mostra esempi di nobiltà e poi , di contro, è capace anche di scendere ad una miseria inenarrabile. A ridurre l´animo umano in una condizione infima come quella di chi per un piatto di lenticchie è capace di offendere e dileggiare dimenticando che solo ieri si prostrava pubblicamente. A tal punto esagerando in elogi sperticati non richiesti che risultava maggiore il danno rispetto al vantaggio.
Miseria e nobilità connessa ontologicamente a questa nostra condizione umana , con la certezza che esiste sempre un galantuomo senza età, il tempo, che è capace di ristabilire il normale equilibrio nelle cose, facendo emergere la verità ed affossando la menzogna. La nobiltà emerge sempre, mentre il disprezzo per la miseria dell´animo umano lascia il posto alla certezza che per costoro, miserrimi di animo, sarà un´esistenza complicata, sempre alla ricerca di un nuovo padrone da servire e da ossequiare, privati della libertà di dire quello che pensano e sempre in una precaria condizione. Perché dopo aver prestato servizio ossequioso per mille e diversi padroni arriverà il momento di fermarsi. Finiscono le casacche e finiscono le bandiere e si dovrà fare i conti almeno con la propria coscienza oltre che con le proprie responsabilità.


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