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Il capo della mafia Matteo Messina Denaro arrestato mentre riceve una dose di chemioterapia. Un'intervista televisiva aveva già previsto tutto qualche mese fa.

16-01-2023 22:34 - Cronaca
Il 5 novembre 2022, ai microfoni di La7, Massimo Giletti intervista Salvatore Baiardo che è stato insospettabile uomo di fiducia in Piemonte dei fratelli Graviano, due mafiosi di primo piano di Cosa Nostra, componenti della cupola ed allo stesso livello dei capi corleonesi Riina e Provenzano. Baiardo ufficialmente risultava essere un gelataio con grosse disponibilità di danaro, in realtà è un prestanome dei capibastone siciliani, uomo che riesce ad organizzare una dorata latitanza per i due boss della mafia siciliana, i fratelli Graviano sono stati condannati anche per le stragi di mafia del 93. Ad un certo punto, in tempi recenti, non si capisce bene per quale motivo, Baiardo decide di rilasciare una serie di interviste televisive, prima a Report, trasmissione di RAI3, poi al noto conduttore Massimo Giletti. Proprio quest'ultima intervista andata in onda in una trasmissione speciale ha dell'incredibile (l'intervista è allegata in calce al presente articolo). “Che arrivi un regalino? Magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso?”, dichiara Baiardo che in maniera sibillina annuncia come nel giro di un paio di mesi l'operazione potrebbe concretizzarsi. Baiardo è informato che Messina Denaro risulti molto malato ed alla domanda dell'intervistatore su come sia venuto in possesso di questa informazione non risponde. “La trattativa Stato-Mafia non è mai finita. Tutto è possibile come quando è stato arrestato Toto Riina. Qualcuno potrebbe far sembrare tutto casuale? Magari tutto è già programmato da tempo”.


Baiardo ha previsto con due mesi e mezzo di anticipo l'arresto di Messina Denaro e soprattutto ha anticipato che il boss fosse gravemente malato, circostanza attestata dall'arresto verificatosi oggi. Il mafioso è stato, infatti, arrestato non in un covo, ma proprio mentre è in attesa di ricevere una dose di chemioterapia in una clinica privata di Palermo specializzata nella cura di malati oncologici. Il boss è malato da un anno ed ha già subito un intervento chirurgico prima di passare alla chemioterapia. Il boss è visibilmente malato anche agli occhi delle telecamere: andatura incerta, smagrito, cappello e giaccone pesante nonostante i 16 gradi di Palermo, non ha manette ai polsi mentre è condotto in carcere all'uscita dalla caserma, anzi sembra quasi non riesca a reggersi in piedi ed i carabinieri più che accompagnarlo pare lo sorreggano.

Nel frattempo i telegiornali annunciano la notizia ed il premier Meloni si precipita a Palermo, tra le dichiarazioni gioiose di tutte le forze politiche. Le veline dei carabinieri parlano di una brillante operazione dei carabinieri dei Ros, con intercettazioni telefoniche e metodi tradizionali di indagine, è scomodato anche il generale Dalla Chiesa, che dalla mafia di Riina era stato ucciso, qualcuno indica per l'arresto di Messina Denaro il "metodo Dalla Chiesa". In realtà i metodi del generale erano stati molto più efficaci soprattutto nella lotta al terrorismo, con diverse irruzioni, sparatorie e atti di forza nei vari covi brigatisti. La televisione, probabilmente per giorni, ci racconterà dettagli e particolari di un arresto che qualcuno ha già definito "del secolo". Basta però guardare con attenzione ai fatti per capire che la vicenda sembra, come i precedenti arresti dei capimafia Provenzano e Riina, diversa da come vogliono farci credere. Anche in questo caso probabilmente l'arresto è figlio di una complessa trattativa nella quale la grave malattia è uno dei motivi principali per i quali Cosa Nostra, con il consenso dell'interessato, consegna un proprio affiliato, anche se è il capo riconosciuto dell'organizzazione, alle patrie galere. La gravissima malattia con diagnosi già nota per l'interessato consiglia un arresto anche solo per seguire gli sviluppi della patologia. La stessa cosa era accaduta anche con Bernardo Provenzano che poco dopo la cattura era risultato già malato di cancro. Grazie alle cure delle strutture penitenziarie Provenzano sopravviverà per altri dieci anni. L'arresto di Riina avvenuto nel 1993 è stato invece al centro di un procedimento penale, il famoso processo per la trattativa “Stato-mafia”, La cattura del boss corleonese, secondo i magistrati inquirenti, rappresentava uno snodo della trattativa tra parte delle istituzioni e la mafia. Riina era finito in manette dopo decenni di latitanza il 15 gennaio del 1993, trent'anni ed un giorno dopo sarà arrestato Matteo Messina Denaro, capo della mafia dopo l'arresto di Provenzano. Secondo quanto prospettato dall'ipotesi accusatoria Riina venne "consegnato" ai carabinieri dall'ala di Cosa nostra vicina a Bernardo Provenzano. Riina, con cui i militari del Ros, sempre secondo l'accusa, avevano intavolato un dialogo attraverso personaggi di confine tra la politica e la mafia (Ciancimino), era ritenuto un "interlocutore" troppo intransigente e non idoneo a far cessare le stragi. Perciò gli si sarebbe preferito Provenzano, fautore della linea della sommersione, e lontano dall'idea del "papello", l'ultimatum che Riina avrebbe presentato allo Stato tramite i carabinieri. Nel casolare dove fu arrestato Provenzano, che nell'ipotesi da noi presa in considerazione si sarebbe consegnato volontariamente anche per potersi meglio curare dal cancro, il capo della mafia era in possesso di numerosi pizzini, foglietti di comunicazione riservati, ricevuti proprio da Matteo Messina Denaro che quindi Provenzano voleva apertamente riconoscere come suo erede al comando della mafia. Insomma anche questo arresto probabilmente finirà nuovamente ad essere sceneggiato in una finzione cinematografica, magari prodotta dalle reti di Stato, in passato i protagonisti erano carabinieri incappucciati dai nomi fantasiosi, Capitano Ultimo era uno di questi. Nome d'arte recentemente adottato anche da un giovane cantante. Non sappiamo ancora chi sarà l'eroe autore dell'indagine e della cattura dell'ultimo capo mafia, ammesso poi che effettivamente la struttura sia attualmente davvero organizzata in forma piramidale con un uomo solo al comando, circostanza messa in discussione da diversi, anche autorevoli, esperti delle dinamiche mafiose, pensiamo che le cose siano andate molto diversamente.



L'intervista di Salvatore Baiardo a Massimo Giletti.



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