Sparanise non è Gomorra

Sparanise rischia di sprofondare nelle fauci della più pericolosa e terribile Gomorra.

Chi pensava che lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche avesse determinato le condizioni per voltare pagina ha clamorosamente sbagliato previsione.

La situazione è peggiorata.

L’episodio dell’altra notte, che qualcuno tenta di minimizzare, è di inaudita gravità.

Mentre ancora si consumavano gli ultimi attimi di un’antica festa locale, oggi fiera del Carmine che trae origine nella fondazione stessa di Sparanise, nel culto di San Vitaliano (vescovo di Capua e patrono della cittadina calena, un tempo festeggiato proprio il 16 luglio), nella forza della tradizione e della contaminazione tra sacro e profano, un atto criminale ha turbato i primi sonni dei residenti di via Abate Roffredo, nei pressi della stazione ferroviaria. Una intimidazione con metodo mafioso consumata in pieno centro storico con numerosi colpi di pistola esplosi contro un’automobile e in direzione di abitazioni. Chi ha sparato non si è curato che a due metri sostavano un gruppo di ragazzi ancora alle prese con le ultime discussioni della fiera.

Non abbiamo sentito interventi sul punto di chi ha responsabilità in questo paese e questo ci allarma e ci addolora. Non ci riferiamo alle forze dell’ordine che siamo certi sapranno portare avanti le indagini con solerzia. Ci allarma perché il silenzio in queste vicende significa omertà, ci addolora perché il paese soffre queste dinamiche, lo fa piangendo senza esporsi, non manca il coraggio, ma la cittadinanza si sente abbandonata e da sola può ben poco.

Sparanise, però, non è Gomorra, questo sia chiaro. Non lo è mai stata e mai lo diventerà. Qui i residenti sono persone fiere e orgogliose di una storia millenaria che ha anche una cultura peculiare tipica degli eredi dell’antica Cales.