Giuseppe Dossetti: riformatore in politica e nella Chiesa. On line il libro di Salvatore Piccolo
03-06-2025 18:40 - Libri
Difficile raccontare, senza prendere posizione, la vita straordinaria di Giuseppe Dossetti. Una vita che ha due vocazioni. La prima nell’impegno civile, la politica nel senso nobile del termine, la fondazione della Democrazia Cristiana, la resistenza e la ricostruzione del Paese dalle macerie della guerra.
La seconda all’interno della Chiesa, con il dichiarato compito di portare riforme in una istituzione plurimillenaria.
La storia evolve rapida nella vita di Dossetti. In poco tempo il fascismo collassa, qualcuno ha atteso questo momento per decenni pagando con la persecuzione del regime lo scorrere del tempo, Dossetti, invece, ha solo trent’anni quando arriva il 25 luglio del 43.
Nella provincia Reggiana, a Cavriago dove passa l’adolescenza e dove intreccia le prime amicizie e poi a Reggio Emilia, sono in assoluta maggioranza i socialcomunisti, ma Dossetti ha innato il senso della contestazione che è una componente necessaria di ogni riformatore.
Docente universitario alla Cattolica, dove arriva subito dopo la laurea, diventa il punto di riferimento del gruppo di professori e studenti che nell’ateneo di padre Agostino Gemelli elaborano le nuove idee per la ricostruzione del Paese dalla tragedia della guerra. Sono idee avanzate per il livello dell’elaborazione e per la competenza scientifica. Sono giovani appassionati, ma inesperti di politica.
Fondano la Democrazia Cristiana insieme al gruppo proveniente dal popolarismo prefascista guidato da De Gasperi.
Dossetti e i suoi non cercano poltrone o il potere, ma vogliono incidere sull’attuazione di programmi nuovi, la difesa dei deboli, il contrasto alla povertà, lo sviluppo del paese sotto la guida dello Stato. Non vogliono l’alleanza con i liberali, ma che la Democrazia Cristiana governi da sola per mettere in pratica le idee nuove, l’obbiettivo è di sottrarre gli operai ai comunisti e portarli nell’alveo del cristianesimo. Un progetto che definisce come “il terzo tempo sociale” della Democrazia Cristiana, un impegno secondo la dottrina sociale della Chiesa rivista dai giovani professori della Cattolica.
Dossetti mette in discussione l’urgenza del patto atlantico già promesso da De Gasperi agli americani, critica e “pungola” il premier, diventandone un temibile avversario interno, ma alla fine perde la battaglia politica e si ritira dalla scena politica convocando i suoi amici al castello di Rossena e comunicando loro all’improvviso la decisione, non senza incontrare resistenza e patemi nei tanti giovani che hanno creduto in lui.
Inizia una seconda vocazione per la riforma della Chiesa. Diventa sacerdote e stretto collaboratore del cardinale Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna. Quando Giovanni XXIII, da poco eletto papa, convoca il Concilio Vaticano II, a Dossetti sembra di aver fatto la scelta giusta. Da tempo predica il rinnovamento della Chiesa, è preoccupato perché la vede in una grave crisi dovuta al mancato aggiornamento ai tempi moderni. Partecipa ai lavori conciliari come collaboratore di Lercaro ed è indicato come perito ufficiale.
Nel 1968 il cardinale, in occasione della messa di inizio anno, pronuncia un duro discorso contro l’amministrazione americana per la guerra in Vietnam. Papa Paolo VI sta trattando con gli USA la nascita di relazioni diplomatiche per lo Stato della Città del Vaticano e la prende male, il cardinale è costretto a rinunciare alla cattedra di Bologna. Il discorso è stato scritto da Dossetti che è il vicario diocesano designato da Lercaro che ne chiede l’elezione a vescovo. L’incidente pone fine alle aspirazioni ad una carriera ecclesiastica di alto livello
La seconda all’interno della Chiesa, con il dichiarato compito di portare riforme in una istituzione plurimillenaria.
La storia evolve rapida nella vita di Dossetti. In poco tempo il fascismo collassa, qualcuno ha atteso questo momento per decenni pagando con la persecuzione del regime lo scorrere del tempo, Dossetti, invece, ha solo trent’anni quando arriva il 25 luglio del 43.
Nella provincia Reggiana, a Cavriago dove passa l’adolescenza e dove intreccia le prime amicizie e poi a Reggio Emilia, sono in assoluta maggioranza i socialcomunisti, ma Dossetti ha innato il senso della contestazione che è una componente necessaria di ogni riformatore.
Docente universitario alla Cattolica, dove arriva subito dopo la laurea, diventa il punto di riferimento del gruppo di professori e studenti che nell’ateneo di padre Agostino Gemelli elaborano le nuove idee per la ricostruzione del Paese dalla tragedia della guerra. Sono idee avanzate per il livello dell’elaborazione e per la competenza scientifica. Sono giovani appassionati, ma inesperti di politica.
Fondano la Democrazia Cristiana insieme al gruppo proveniente dal popolarismo prefascista guidato da De Gasperi.
Dossetti e i suoi non cercano poltrone o il potere, ma vogliono incidere sull’attuazione di programmi nuovi, la difesa dei deboli, il contrasto alla povertà, lo sviluppo del paese sotto la guida dello Stato. Non vogliono l’alleanza con i liberali, ma che la Democrazia Cristiana governi da sola per mettere in pratica le idee nuove, l’obbiettivo è di sottrarre gli operai ai comunisti e portarli nell’alveo del cristianesimo. Un progetto che definisce come “il terzo tempo sociale” della Democrazia Cristiana, un impegno secondo la dottrina sociale della Chiesa rivista dai giovani professori della Cattolica.
Dossetti mette in discussione l’urgenza del patto atlantico già promesso da De Gasperi agli americani, critica e “pungola” il premier, diventandone un temibile avversario interno, ma alla fine perde la battaglia politica e si ritira dalla scena politica convocando i suoi amici al castello di Rossena e comunicando loro all’improvviso la decisione, non senza incontrare resistenza e patemi nei tanti giovani che hanno creduto in lui.
Inizia una seconda vocazione per la riforma della Chiesa. Diventa sacerdote e stretto collaboratore del cardinale Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna. Quando Giovanni XXIII, da poco eletto papa, convoca il Concilio Vaticano II, a Dossetti sembra di aver fatto la scelta giusta. Da tempo predica il rinnovamento della Chiesa, è preoccupato perché la vede in una grave crisi dovuta al mancato aggiornamento ai tempi moderni. Partecipa ai lavori conciliari come collaboratore di Lercaro ed è indicato come perito ufficiale.
Nel 1968 il cardinale, in occasione della messa di inizio anno, pronuncia un duro discorso contro l’amministrazione americana per la guerra in Vietnam. Papa Paolo VI sta trattando con gli USA la nascita di relazioni diplomatiche per lo Stato della Città del Vaticano e la prende male, il cardinale è costretto a rinunciare alla cattedra di Bologna. Il discorso è stato scritto da Dossetti che è il vicario diocesano designato da Lercaro che ne chiede l’elezione a vescovo. L’incidente pone fine alle aspirazioni ad una carriera ecclesiastica di alto livello
Dal libro dedicato alla storia della Democrazia Cristiana, Speravamo di morire democristiani, Salvatore Piccolo, ha tratto una biografia su Giuseppe Dossetti, che in questa edizione è arricchita da racconti e vicende specifiche. Il testo è in vendita su Amazon in formato cartaceo a sole euro 9.99 e in ebook a euro 4.99.