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San Paolo si è offeso.

11-04-2022 14:03 - Cronaca
Non si è rivelata un'idea felice rinominare lo stadio di Napoli a Diego Armando Maradona. Non perché Diego, il dio del calcio, non lo meritasse. Piuttosto perché si è depennato il nome di San Paolo al quale lo stadio era dedicato. Un santo importante Paolo di Tarso: apostolo delle genti e tra i fondatori del cristianesimo universale. Le lettere di San Paolo (tredici) contenute nel nuovo testamento biblico sono alla base dell’insegnamento della Chiesa cattolica. Lo stadio all'origine si chiamava stadio del Sole e con questo nome De Gasperi in persona venne a porre la prima pietra il 27 novembre 1952 e poi fu Mario Scelba, presidente del consiglio, ad inaugurare lo stadio del Sole nel settembre del 1954 con al fianco il comandante Achille Lauro, padrone del Napoli calcio oltre che politicamente anche del Municipio. Subito il nome non sembrò adeguato ai più. Sembrava una sorta di idolatria pagana dare il nome del Sole a qualcosa di importante seppure le intenzioni erano di sottolineare un carnale rapporto con la luce solare da parte dei napoletani. I primi risultati sportivi del Napoli Calcio nello stadio del Sole non furono particolarmente fortunati nonostante imponenti investimenti del presidente Lauro che portò a Napoli campioni come Jeppson, Pesaola e Vinicio. A furor di popolo di decise di cambiare nome. Si scelse di intitolarlo a San Paolo che secondo un leggenda antica proprio a Fuorigrotta era sbarcato per la prima volta in Italia per la predicazione della parola del Cristo. La scelta religiosa serviva anche a riparare il torto di aver osato dedicare lo stadio al Sole che nell’epoca gentile era divinità pagana. Dal 1963 lo stadio si è dunque chiamato San Paolo ed ha visto la festa di due scudetti e tante belle vittorie della squadra locale. Poi la morte di Maradona ed il cambio del nome a partite dallo scorso anno. Leggendo le statistiche appare evidente che il cambio del nome non ha portato fortuna alla squadra locale. Proprio nello stadio di casa ha perso le partite decisive, alcune ampiamente alla portata, per vincere lo scudetto in una stagione dove per valori tecnici il Napoli poteva tranquillamente dominare il campionato. In una città dove il sentimento religioso è molto sentito e dove la scaramanzia è altrettanto diffusa in molti iniziano a pensare, non più sottovoce, che, forse, chissà San Paolo si sia offeso. Offesa ancora più grave se si considera la storia della denominazione dello stadio avvenuta proprio per riparare ad un torto religioso ed invocare la benevola intercessione di un Santo importante evitando di scomodare il patrono, San Gennaro, da sempre impegnato in "questioni" più delicate per la città di Napoli.

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