In morte di Tina Anselmi. Ritratto di una politica antica.
03-11-2016 13:08 - Cronaca
Il 1 novembre è morta Tina Anselmi. Esponente di rilievo della Democrazia Cristiana si è spenta ad 89 anni. Nel 1976, presidente del consiglio Giulio Andreotti, Tina Anselmi venne nominata ministro del lavoro. Fu la prima donna ad essere nominata ministro nella storia d´Italia. Anche in Europa non si avevano precedenti, tranne la signora Thatcher nominata ministro dell´istruzione nel 1970, ma l´Inghilterra in quegli anni oltre alla Thatcher donava al mondo anche la minigonna e con essa la rivoluzione sessuale con annessa emancipazione femminile.
Nella Democrazia Cristiana Tina Anselmi, da sempre assestata nelle posizioni (più o meno correntizie)
della sinistra sociale democristiana (la corrente specifica si chiamava forze nuove ed ebbe come leader prima Giulio Pastore e poi Donat Cattin), si guadagno il nomignolo di "Tina vagante". Nomignolo leggibile in due direzioni. I tantissimi sostenitori vedevano nella ex partigiana (aveva il ruolo di staffetta) un politico non facilmente inquadrabile nelle logiche partitiche della grande balena bianca, mentre i detrattori le attribuivano una facilità di movimento proprio nella selva delle correnti democristiane.
Per la vicinanza ad Aldo Moro ed alla corrente morotea (da poco fondata dal leader democristiano) sostanzialmente Andreotti la designo´ ministro. Quel governo il 33esimo della Repubblica, venne definito governo di solidarietà nazionale per via della non sfiducia del PCI, vedeva come principale artefice dell´operazione proprio Aldo Moro che per l´occasione conio´ il concetto delle convergenze parallele. In quel contesto storico la figura di Tina Anselmi sembrava incarnare perfettamente la nuova stagione politica italiana di un rinnovamento anche di genere , che potesse guidare il paese in un definitivo sistema politico dove anche la sinistra italiana potesse aspirare al governo nazionale senza essere guardata a sospetto dai paesi occidentali.
Il giorno del rapimento di Moro veniva presentato in Parlamento il secondo governo di solidarietà nazionale, dove nuovamente Tina Anselmi occupava uno scranno ministeriale , spostata al ministero della sanità. I due governi in carica dal 1976 al 1979 possono essere difficilmente compresi dal cittadino medio italiano di oggi. Eppure sono stati governi creati dalla mente raffinatissima di Aldo Moro, autentico statista e padre nobile dell´Italia, che ha pagato con la vita la sua particolare intelligenza più che il coraggio, che non era elemento distintivo del grande politico pugliese. Stiamo parlando di un vero capolavoro di politica, mai eguagliato successivamente e che non aveva precedenti. Moro era riuscito ad unire le contrastanti motivazioni dei principali partiti italiani che rappresentavano l´80 per cento dei voti e dei parlamentari: Moro le chiamava "le convergenze parallele". I governi erano dei monocolore democristiani ovvero prevedevano solo ministri DC, partito che aveva circa il 35 % dei voti e quindi del parlamentari ( era il sistema proporzionale) e che da solo non poteva ottenere la fiducia, ma godeva dell´appoggio (ovvero del voto favorevole in parlamento), che venne definito esterno ( ovvero senza ingresso diretto in governo) dei tradizionali partiti alleati dello scudo crociato , PSI, PSDI, PLI, PRI. Con l´astensione o come si diceva nell´area di sinistra la non sfiducia del PCI. Ognuno aveva delle motivazioni proprie. I partiti laici non uscivano dall´area di governo e facevano sentire il peso in parlamento senza avere responsabilità dirette di governo, in anni particolarmente difficili sia per la sicurezza interna minacciata militarmente dalle BR sia per l´economia colpita dello shock petrolifero che avevo costretto per legge gli italiani a lasciare in alcuni giorni l´automobile. Il PCI tentava, in maniera timida con il bizantinismo delle non sfiducia, l´approccio all´area di governo ottenendo la presidenza della camera dei deputati (che mantenne per tutta la prima repubblica).
Furono gli anni della riforma della sanità con l´abolizione delle mutue private e la creazione di Unità sanitarie locali sostanzialmente con competenze specifiche alle Regioni, che stavano prendendo forma dopo la costituzione nel 1970.
La Anselmi fu sempre vicina alla famiglia Moro durante tutto il periodo del rapimento. Successivamente alla tragedia del rapimento e dell´uccisione di Moro, Tina Anselmi non occupò più ruoli di governo, ma solo ruoli istituzionali di rilievo come la presidenza della commissione parlamentare d´inchiesta sulla P2. Ulteriore vicenda , quella della P2, centrale nella vita della democrazia italiana. Proprio in quegli anni dalla commissione di inchiesta si apprendeva dell´esistenza di una loggia massonica coperta che aveva come obbiettivo il controllo politico del paese per garantire affari importanti alle lobby anche internazionali che vi partecipavano. La loggia aveva occupato tutti i posti militari di rilievo, servizi segreti compresi, ma anche la stampa e le professioni. Vennero diffusi gli elenchi degli adepti che comprendevano persone insospettabili e forse all´oscuro del programma delle loggia, tra questi il generale Dalla Chiesa.
Successivamente con il tramonto della democrazia cristiana anche Tina Anselmi non fu più eletta in parlamento. Restò un´icona del femminismo democristiano, diverso e distinto dal femminismo tout court, e di un modo antico di fare politica non più realizzabile. Quel sistema politico in essere per oltre 40 anni consentiva a personaggi, come Tina Anselmi, privi di risorse economiche proprie da destinare alle campagne elettorali di poter emergere nell´ambito di un partito di massa organizzato capillarmente con il sistema delle sezioni locali che eleggeva i propri rappresentati di partito con metodi democratici e questi predisponevano liste elettorali per collegi di grandi dimensioni dove il parlamentare veniva eletto con metodo proporzionale. Era davvero un eletto dal popolo e forte del consenso elettorale personale il parlamentare poteva anche prendere posizioni politiche importanti rispettando , unicamente, il vincolo del mandato elettorale. Con la scomparsa di Tina Anselmi sentiamo allontanarsi ancora di più una certa, buona, politica che ha fondato l´Italia Repubblicana.
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