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La Pandemia and The day after

18-03-2020 19:30 - Cronaca
Peggio di una guerra. La pandemia e le prescrizioni imposte hanno radicalmente ed irreversibilmente cambiato l’esistenza di questa nostra umanità, sin da ora che tutto è ancora in corso. Quando tutto finirà, ed appare evidente che ci vorrà ancora del tempo, niente sarà più come prima. Abbiamo accettato delle restrizioni rigidissime, non tanto per effetto della funzione preventiva dell’eventuale denuncia per violazione di cui all’art. 650 c.p., norma minima anche in ordine alla pena, e che rientra tra quelle considerate di particolare tenuità con conseguente non complessa modalità di estinzione del reato. Piuttosto le restrizioni sono state accettate per la paura di contrarre il morbo e per una sorta di auto convincimento, tipico dei momenti di difficoltà, che le regole vanno rispettate. Lavaggio del cervello completato dai media anche social. Basta consultare qualsiasi media e si vedrà la scritta #restateacasa., ripetuta come un mantra nelle tv e nelle radio.
Alla fine di tutto questo incubo discuteremo delle fonti normative che legittimano una così forte compromissione delle libertà individuali. Ora non è il momento, neppure volendo essere voce controcorrente, nell’emergenza si segue la piena.
Certo una reclusione domiciliare collettiva avvicina anche tutti al sistema penale. In tutti gli ordinamenti giuridici esistenti nel mondo , tranne rarissimi casi in cui è ancora prevista la pena di morte, la sanzione consiste nel sottrarre al condannato il tempo. D'altra parte è noto che è l'unica cosa che non torna più, pure la salute in fondo può migliorare. Le pene sono misurate in anni e frazioni , si toglie alla comune esistenza del condannato il tempo stabilito nella condanna. Uno dei modi di esecuzione della pena è la detenzione domiciliare. Non molto diversa da quella che stiamo vivendo oggi. Anzi il nostro ordinamento prevede anche la possibilità di uscire di casa , nell’ipotesi della detenzione domiciliare, per un paio di ore al giorno per adempiere a necessità quotidiane. Insomma siamo tutti reclusi ormai da 10 giorni. Senza aver commesso alcun reato. Un magistrato peserà ancora di più il giudizio comprendendo in prima persona cosa significa essere reclusi, solo questa al momento appare l’unica circostanza positiva che pure risente della professione di chi scrive.
I rapporti sociali saranno diversi perché alla ripresa della vita dopo la reclusione, il sistema impatterà contro una fortissima crisi economica che , come succede in questi casi, genererà nuovi squilibri e nuova rabbia sociale. Tutto il sistema attuale cambierà. I politici di oggi, tutti ad ogni livello, saranno spazzati via dal necessario cambiamento che soffierà The Day After. In fondo la gestione dell’emergenza, sino ad oggi, ha evidenziato che non si può prescindere dalla competenza. La classe dirigente non può ruotare in maniera semplicistica prescindendo specificamente dalle singole capacità di amministrare. Uno non vale uno nella selezione della classe dirigente. Prendere un ragazzo dagli spalti dello stadio San Paolo mentre vendeva bibite e proiettarlo in maniera più meno inconsapevole per il ragazzo ai vertici del governo ha dimostrato , di fronte alla prima difficoltà, con evidenza il limite di questo modo di fare politica. Avere tra i piedi degli incapaci che è meglio stiano zitti. Non solo la politica è destinata al cambiamento, anche il modo di porsi verso il prossimo risentirà fortemente di questo evento epocale che è la pandemia che stiamo vivendo. In molti ricorderanno chi e cosa hanno avuto al proprio fianco durante la necessità ed elimineranno il superfluo, tanto nei rapporti affettivi che nei bisogni materiali. Avanzerà l’essenziale. La ricerca del necessario e l’eliminazione del superfluo. Nel frattempo speriamo che questo The Day after arrivi al più presto.
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