28 Marzo 2024
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La storia ultracentenaria della palma della stazione di Sparanise

01-05-2021 22:03 - Storia
La palma di Sparanise, di cui vogliamo raccontare la storia, ha circa 160 anni. Alta oltre ottanta metri, negli ultimi decenni è sopravvissuta senza alcun aiuto, neppure per la potatura. L’albero del tipo Cicas fu piantato nel piccolo giardino della Stazione ferroviaria a ridosso dell’inugurazione della stazione ferroviaria che avvenne il 14 ottobre 1861. Prima dell’unità di Italia le ferrovie dei borbone avevano conseguito il primato della prima tratta ferroviaria esistente nella penisola italiana , la Napoli – Portici, che venne solennemente inaugurata a mezzogiorno del 3 ottobre 1839, lo stesso Re Ferdinando II ed altri 47 sudditi, presero posto sugli 8 vagoni mossi da una locomotiva a vapore che costituivano il primo convoglio ferroviario della storia d’Italia. Successivamente la ferrovia del regno delle Due Sicilie si sviluppò per oltre 90 KM da Salerno fino a Capua. La tratta Napoli –Capua, prolungamento della Napoli-Caserta entrò in esercizio pubblico il 26 maggio 1844. L’obbiettivo successivo per le ferrovie borboniche era quello di collegare Napoli con Roma. Naturalmente occorreva prendere accordi con lo stato pontificio. Poco lo Stato del papa subirà la rivoluzione, con la proclamazione a Roma della repubblica retta dai trimuviri Mazzini, Saffi ed Armellini e con l’esilio proprio nel regno di Napoli ( a Gaeta) di papa Pio IX. Spazzata via la Repubblica romana e tornato a Roma il papa, prese corpo la possibilità di unire, attraverso la ferrovia, Napoli con Roma. Il progetto prevedeva la realizzazione del tratto ferroviario da Roma, in direzione sud sino Ceprano, di competenza e gestione dello Stato pontificio ed il prolungamento della linea ferroviaria napoletana da Capua fino alla stessa Ceprano, all’epoca cittadina di frontiera con la gestione borbonica della tratta Napoli-Ceprano. L’individuazione del tracciato avvenne tenendo conto dell’importanza delle cittadine raggiunte dai binari dove sarebbe stata prevista la realizzazione della stazione. Da Capua la stazione successiva venne individuata nella cittadina di Pignataro Maggiore, e la stazione venne realizzata lunga la strada statale Casilina, fuori dal centro abitato del paese. Da quel punto per raggiungere Sparanise il tracciato disegna una curva verso est che rende evidente la deviazione poco naturale del tracciato che se avesse seguito un’agevole linea retta avrebbe portato i binari direttamente nel centro abitato della cittadina di Calvi Risorta. Invece gli ingegneri borbonici optarono per Sparanise e la stazione fu pensata e, poi realizzata, nell’abitato del paese. All’epoca, la zona, arricchita dalla presenza di una antica chiesetta dedicata a San Vitaliano, non era proprio il centro del paese, ma grazie alla stazione ferroviaria, in breve tempo, si riuscì a realizzare una strada che congiunse la stazione con la piazza principale. La strada venne denominata corso Ferrovia ( solo nel dopoguerra assunse la denominazione di corso Matteotti). Durante gli ultimi anni del Regno dei Borboni, che non immaginavano minimamente che sarebbero stati conquistati per effetto dell’impresa dei mille dal piccolo regno di Piemonte, il progetto trovò un importante scoglio nel tratto a sud di Capua. Bisognava realizzare il ponte ferroviario per attraversare il Volturno. Tutto il tratto, comprese le stazioni, erano di fatto già pronte e si attendeva unicamente il completamento del ponte sul Volturno quando Garibaldi arrivò sul Volturno. Volturno che proprio nell’ottobre del 1860 fu teatro dell’ultima importante battaglia difensiva dell’esercito borbonico, asserragliato nella roccaforte di Capua. Il progetto entrò quindi in esercizio ad unità d’Italia avvenuta e si dovette attendere il 14 ottobre del 1861 quando fu inaugurata la tratta che da Capua portava a Tora. Per congiungere Roma, bisognerà attendere l’annessione del Lazio. L’inaugurazione della tratta ferroviaria Capua-Tora, segnò anche il giorno dell’inaugurazione della stazione ferroviaria. La palma piantata nel piccolo giardino all’interno della Stazione di Sparanise seguì tutta la storia della stazione ferroviaria, compresa l’importante creazione di una nuova linea che collegava Sparanise con Gaeta, con Sparanise capolinea. Linea poi dismessa nel 1960. Nel dopoguerra la realizzazione di una nuova linea ferroviaria che univa Napoli e Roma via Formia, attraverso un tracciato costiero comportò oltre alla dismissione della linea Sparanise-Gaeta anche un sostanziale ridimensionamento, con convogli sempre meno numerosi, anche della linea principale Roma – Napoli via Cassino. Nel frattempo la palma è cresciuta in altezza ed oggi domina tutta la zona. Può essere vista da tutti gli sparanisani puntando lo sguardo verso est. La palma che vive proprio nel vecchio giardino della stazione ferroviaria, oggi praticamente abbandonato, è situata in una altura che guarda al mare. Proprio vicino alla chiesetta di San Vitaliano, una chiesa costruita intorno all’anno mille e distrutta dagli anglo-americani in un bombardamento effettuato nel settembre del 1943. La chiesetta è una ricostruzione, riuscita male, di quella presistente. Le bombe americane non distrussero la chiesa, ma non colpirono la palma, distante qualche decina di metri. Dalle terrazze delle case adiacenti chi guarda la palma riesce a vedere il mare, l’isola d’Ischia, il Vesuvio. Si tratta di un albero ormai entrato a far parte del cielo della stazione di Sparanise, un albero talmente forte che è cresciuto da solo, ma ha avuto la forza di difendersi da un noto parassita delle palme, il punteruolo rosso, un insetto che ha distrutto quasi tutte le palme vecchie della zona. Il cielo di quella zona è particolarmente suggestivo, infatti, prima della costruzione della chiesetta di San Vitaliano, correva l'anno 988, esisteva un tempio pagano dedicato al dio Espero. Lo stesso nome Sparanise deriva dal tempio di Espero. Espero, nella mitologia greco-romana, era fratello di Borea a sua volta padre di Calai il mitico fondatore dell'antica Cales ed era divinità del cielo e delle stelle.
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